Le regolazioni P e PI
La funzione di regolazione ad anello chiuso comprendente
i 3 termini (proporzionale, integrativo, derivativo) rappresenta un
regolatore dalle caratteristiche universali. Tuttavia certi sistemi
possono essere ben controllati anche tramite forme più semplificate
della funzione. Infatti, procedendo in modo analogo a quello già
descritto, possono essere definiti i regolatori di tipo P (dotati del
solo termine proporzionale) ed i regolatori di tipo PI (dotati dei
termini proporzionale ed integrativo).
Le relative equazioni discretizzate si ricavano immediatamente da
quella del regolatore PID eliminando i termini non previsti. Per quanto
riguarda il calcolo dei parametri si possono applicare le adeguate
formule di Ziegler e Nichols:
Per quanto riguarda il tempo T di aggiornamento
dell'equazione discretizzata valgono le stesse considerazioni del
paragrafo precedente. Un regolatore di tipo PD è invece poco
conveniente; ciò si deduce dall'analisi, condotta nel prossimo
paragrafo, del significato fisico
delle azioni svolte dai 3 possibili termini.
Considerazioni pratiche sui parametri PID
Il termine proporzionale P corregge il valore dell'uscita
Y aggiungendo
o sottraendo ad esso, ad ogni ciclo di aggiornamento della funzione
(tempo T), una quantità pari a K volte la variazione dell'errore
rispetto al ciclo precedente, a seconda che tale variazione sia
rispettivamente positiva o negativa. Per esempio in caso di temperatura
misurata R costante e set point S fisso risulta un errore X costante:
in tal caso non viene apportata alcuna azione correttiva e così anche
la Y rimane costante. Se ad un certo punto la temperatura comincia a
diminuire ecco che si crea una variazione dell'errore con un relativo
incremento a scalini (di ampiezza K volte la variazione) dell'uscita Y.
Se a questo punto la temperatura si ristabilizza costante, di nuovo
terminano i contributi di tale termine. Infine se la temperatura
riaumenta verranno invece tolte delle quantità (di ampiezza K volte la
variazione) all'uscita Y ad ogni tempo di aggiornamento T. Per questo
motivo una funzione solo con il termine proporzionale può soffrire di
difficile convergenza del valore reale R verso il set point S, ossia
portare ad errori a regime costanti proprio perchè, come già detto,
errori costanti non causano azioni correttive.
Un rimedio all'errore a regime è invece fornito dall'azione del termine
integrativo. Infatti il termine integrativo I corregge il valore
dell'uscita Y aggiungendo o sottraendo a questa (a seconda del segno di
X), ad ogni ciclo di aggiornamento della funzione (tempo T), una
quantità pari a (K * T) / TI volte il valore corrente dell'errore X in
tale ciclo.
Si intuisce come un errore costante presente per tutto il
tempo
integrativo TI comporta l'applicazione continua e progressiva dei
suddetti piccoli incrementi portando dopo il tempo di integrazione TI
un contributo totale alla Y pari a K volte l'errore stesso.
In questo modo il termine integrativo è capace di annullare gli errori
a regime facendo convergere la variabile reale R con il set point S.
Questa convergenza spesso richiede un certo tempo, dipendente
ovviamente dal tempo di integrazione TI. Verrebbe spontaneo quindi
utilizzare dei valori bassi di tale tempo; tuttavia come si deduce
dalle equazioni, essendo TI al denominatore, ciò porterebbe ad
eccessivi contributi alla Y ad ogni ciclo di aggiornamento
dell'equazione con conseguente instabilità del sistema e saturazione
dell'uscita Y.
Infine il termine derivativo D corregge il valore dell'uscita Y
aggiungendo o sottraendo ad essa, ad ogni ciclo di aggiornamento della
funzione (tempo T), una quantità pari a (K * TD) / T volte il valore
corrente della variazione della variazione dell'errore rispetto al ciclo
precedente, a seconda che tale variazione sia rispettivamente positiva
o negativa. Per esempio in caso di temperatura misurata R costante e
set point S fisso risulta un errore X costante; in tal caso non viene
apportata alcuna azione correttiva e così anche la Y rimane
costante.
Se ad un certo punto la temperatura comincia rapidamente a cambiare in
modo tale che tra due cicli successivi la variazione dell'errore è
addirittura aumentata o diminuita, allora viene fornito uno scalino di
variazione della Y pari al termine suddetto. Se invece la temperatura
varia ma in modo costante il termine derivativo non contribuisce a
modificare il valore dell'uscita. Lo scopo di tale termine è quindi
quello di rispondere immediatamente a rapide variazioni dell'errore che
comportano una sorta di accelerazione o decelerazione di questo. Il
termine derivativo opera in pratica come "dumper" nel senso che è
capace di smorzare eventuali rapide variazioni dovute a rumore a
frequenza alta o ad oscillazioni in corrispondenza a brusche variazioni
dell'errore. Un valore elevato del tempo derivativo, essendo TD al
numeratore dell'espressione, porta a notevoli contributi alla Y in un
solo ciclo di aggiornamento con conseguente saturazione dell'uscita.
Per concludere le considerazioni di tipo pratico possiamo dire che un
termine proporzionale elevato sarebbe auspicabile per una pronta
risposta del sistema e per un errore a regime basso; un esempio estremo
è la regolazione ON-OFF che è veloce in salita (piena potenza), veloce
in discesa (potenza nulla) e commuta a cavallo del set point. Tuttavia
una regolazione fortemente proporzionale rischia di avere elevate
pendolazioni attorno al set point e eccessivi overshoots proprio come
la regolazione ON-OFF. Una regolazione ON-OFF corrisponde ad un
proporzionale con un guadagno elevatissimo e quindi con una buona
eliminazione dell'errore medio a regime se pur con elevate pendolazioni
attorno al set point. Diminuendo il guadagno proporzionale l'ampiezza
picco-picco delle pendolazioni diminuisce ma il valore medio della
temperatura tende a discostarsi dal set point causando un certo errore
a regime.
In sistemi dove sia accettabile un compromesso tra le pendolazioni e
l'errore a regime, ottenuto con un certo valore di K, può essere
sufficiente un regolatore di tipo P. Per eliminare l'errore a regime si
può passare al regolatore PI in quanto il termine integrativo è capace
di ridurre il valor medio dell'errore. Tuttavia forti presenze di tale
termine (si ricordi che il termine contribuisce in modo inversamente
proporzionale al tempo TI ) possono aumentare le oscillazioni, gli
overshoots e il tempo di salita e discesa della variabile controllata
fino ad arrivare all'instabilità.
Per porre rimedio agli aumentati overshoots, come conseguenza
dell'introduzione del termine integrativo, si può infine inserire il
termine derivativo che si comporta da "damper" ossia da smorzatore
delle oscillazioni. Tuttavia aumentando in modo indiscriminato il
fattore
derivativo (aumentando il tempo TD) si aumenta il tempo di salita e
discesa e si può anche causare instabilità al sistema. Il termine
derivativo invece non influisce minimamente sull'errore a
regime.
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